lunedì 5 dicembre 2011

Consigli per i regali di Natale I - Napoli barrio latino

Esistono saggi sull’immigrazione in Italia, con cifre alla mano, statistiche e grado di incidenza della comunità esterna sulle popolazioni autoctone. Esistono poi le storie di immigrazione, che rivelano viaggi massacranti, siano essi in mare o in aereo (perché di un viaggio è massacrante anche ciò che lo precede e lo segue), integrazioni difficili, vite familiari e sociali con tante difficoltà, passaggi burocratici e molto altro. Napoli Barrio Latino – Migrazioni latinoamericane a Napoli di Maria Rossi (Edizioni Arcoiris - € 12,00) è entrambe le cose, anche se nello scenario più ristretto ma non meno vario e complesso dell’emigrazione/immigrazione dall’America Centrale e Meridionale. In più questo libro, che intervalla dati a racconti ed opinioni delle persone intervistate è anche uno dei pochi volumi sull’immigrazione con un occhio femminile. Sono moltissime, infatti, le donne a raccontare le loro esperienze di migranti, le difficoltà di ricongiungimento con i loro cari o i tentativi di costruirsi una nuova vita con nuove persone, cercando caparbiamente di sfatare il duplice tabù di donna latinoamericana come “servizievole” o “caliente”. Se dunque la prima parte del libro parla di un fenomeno in continua espansione in un paese che continua sotterraneamente a rifiutarlo o considerarlo un effetto collaterale di rivoluzioni e crisi mondiali a fronte di un immigrazione latinoamericana ancora giovane ma sempre più forte, soprattutto fra le popolazioni andine, la seconda parte è uno spaccato della vita di tutti i giorni, senza buonismi sull’accoglienza, l’integrazione e la commistione di culture, ma anche senza l’esasperazione della polemica sul razzismo, le difficoltà economiche ed occupazionali. Capiterà spesso di trovare frasi di nostalgia e di disagio verso la gente e le situazioni di tutti i giorni ma è questo che da ancora più dignità ad una comunità di persone che cerca situazioni stabili ed occupa a volte professionalità decisive negli ospedali, nei ristoranti e perfino negli uffici (e perfino i dati sull’imprenditoria sono sorprendenti). Tutto questo, nello scenario di Napoli, città che accoglie ma che nella sua continua instabilità sottopone l’immigrato ad una avventura giornaliera, punto di ritrovo, ma anche approdo provvisorio. “Napoli l’ho fatto mio. Lo rispetto e sono molto dispiaciuta adesso per come sta diventando…Per le nuove generazioni io sono ottimista“, dice una donna peruviana ed è l’emblema di un libro che parte dalle cose semplici ed attraverso queste, quasi come in un collage di piccole storie ci offre su un piatto la realtà, nel modo più duro, ma anche più sincero, dimostrandoci tutti i difetti ed i pregi della latinità (la nostra e la loro), le differenze fra culture, generazioni, modi di vivere ed il nostro essere, tutto sommato, tanti paesi in un solo grande paese.

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